La vita dell'uomo è come un fiume che nel suo cammino trova
continui sbarramenti che ne impediscono il naturale sbocco. Si cresce avendo come
obiettivo la piena realizzazione di sè, ma spesso ci lasciamo sviare o accade
qualcosa che ci allontana sempre più dall'obiettivo e smarriti e sempre più
confusi imbocchiamo strade che ci portano a rinunce sempre maggiori, finchè si
perde ogni speranza di ritrovarsi e ritrovare le antiche speranze. E così
l'inferno, ossia la disperazione di aver smarrito la foce( l'obiettivo) e l'affannarsi
a cercarla sembra il paradiso, ossia una condizione di beatitudine, in
confronto alla perdita della fiducia di poterla mai ritrovare. In ognuno di noi
c’è una piccola fonte di Aretusa nella quale si addensano come fantasmi i rimpianti
per tutto ciò che si è perduto . Ci sono momenti in cui scivoliamo in quella
fonte ,momenti di amarezza e sconforto dalle quali riemergere è molto difficile
.Ci si aggrappa in genere ai ricordi,alla memoria per ritrovare nuova energia e
forza per andare avanti .Sono momenti nei quali tutto sembra inutile e senza
scopo .Per qualcuno la riemersione è facilitata dalla scrittura , con la quale
si fissano su foglio i pensieri confusi e non ancora razionali . SCRIPTA
MANENT,dicevano i latini e rileggersi è un po’ come ritrovarsi , come gettare
un ponte tra le fratture che si creano dentro di sé .Allora alla domanda,cosa
resta di tutto?la riposta è che non è vero che tutto quanto vissuto ,amato
,inseguito agognato e ‘’nulla’’.Tutto questo siamo noi :la somma delle
sensazioni, dei sentimenti ,delle emozioni, degli sconforti vissuti che hanno
contribuito alla creazione della nostra coscienza che comincia al momento della nascita e
prosegue per tutta la vita .‘’Cosa resta di tutto ?’’:brandelli di noi ,
piccole parti di noi che riunite come un puzzle trovano perfetto incastro e il
loro senso
Eos